La decisione di Francoforte di aumentare il costo del denaro per frenare l’inflazione avrà certamente un effetto sui prestiti di famiglie e imprese: a rimetterci saranno soprattutto coloro che hanno scelto un tipo di tasso variabile a seconda del mercato, che potrebbe vedere un aumento degli importi mensili addirittura vicino al 40%. Più certezze per coloro che hanno scelto i tassi fissi, che però viaggiano intorno ai 3 punti percentuali di interesse.
Visto il record di inflazione al 9,1%, la Bce ha deciso di rialzare i tassi di interesse di 0,75 punti base, nel tentativo di abbassare quello che è uno dei valori più alti nella storia dell’Eurozona. Una mossa che però avrà inevitabilmente conseguenze su famiglie e imprese, che vedranno salire i loro mutui.
Cosa cambia per chi ha un tasso variabile?
I primi a risentire del nuovo aumento dei tassi saranno coloro che hanno già sottoscritto un mutuo a tasso variabile. I mutui a tasso variabile sono, infatti, indicizzati all’Euribor, il tasso interbancario di riferimento in Europa, che è già salito da luglio ad ora e non è destinato a decrescere al momento. Se già in partenza c’era stato un aumento di 130 euro, adesso potrebbe aumentare anche di 145 euro, un rincaro che per molti sarebbe un +35%, secondo le stime de “Il Sole 24 Ore”.
Va anche detto che i mercati hanno già dato per scontato l’aumento dei tassi di interesse dell’8 settembre di 0,75% e, prevedono un ulteriore aumento di 0,50% entro la fine dell’anno e ulteriori 0,50% nella prima metà del prossimo anno. Secondo i mercati il prossimo anno il tasso Bce dovrebbe assestarsi su un tasso di riferimento tra il 2,25 e il 2,50%, con inevitabili contraccolpi sulle famiglie e le imprese che decidono di investire.
Cosa cambia per chi ha un tasso fisso?
Dormono invece sonni più tranquilli coloro che hanno sottoscritto mutui a tassi fissi, accettando di pagare un po’ di più al momento della stipula ma avendo poi la certezza di avere un tasso congelato che non risente delle fluttuazioni del mercato. Ad essere preoccupati possono essere coloro che decidono di avviarne uno, visto che saranno probabilmente costretti a sottoscrivere un mutuo a tasso fisso che pagherà interessi superiori rispetto a chi ha ottenuto la stessa tipologia negli scorsi mesi.
È importante, però, sottolineare che i mutui a tasso fisso devono essere indicizzati all’Euris (Irs) e non all’Euribor. L’Irs, più che guardare all’andamento dei tassi Bce guarda da vicino l’andamento del rendimento del Bund, quindi non è detto che all’aumentare dei tassi della Banca centrale europea crescano anche i tassi fissi. Eppure, nonostante questo, anche loro viaggiano ad un interesse del 3%, quando fino a pochi mesi rasentava l’1%.
Queste mosse quali effetti hanno sul mercato e quali sono le migliore scelte?
Visti gli aumenti in entrambi i casi molte persone preferiscono i mutui a tasso variabile, dato che il fisso parte con oltre 150 punti base in più in partenza. I rischi però non mancano, visto che il fenomeno inflattivo al quale assistiamo è figlio della guerra di Putin all’Ucraina che è presto diventata una guerra energetica della Russia verso il continente europeo. Non è perciò da escludere qualche ulteriore mossa.
In molti stanno scoprendo in questo momento anche il cosiddetto “variabile con cap”, un mutuo a tasso variabile con una cifra-soglia, il cap, oltre la quale la rata non verrebbe colpita da ulteriori rialzi. Oppure un prodotto di mutuo a ‘’rata protetta’’ ovvero che garantisce un importo di rata costante e che in caso di variazione dei tassi agisce sulla durata del mutuo allungandolo o diversamente accorciandolo, ma senza intervenire sull’importo della rata. In questo modo non si va a ledere quello che è il potere di acquisto della famiglia ma al più ci sarà una durata diversa.
Noi di Credit Line siamo sempre a disposizione per una consulenza gratuita sulla scelta del prodotto migliore in questa difficile situazione di mercato, per non commettere errori soprattutto sulla decisione di un prodotto di lunga durata come un mutuo.