L’inflazione consiste in un aumento generalizzato e prolungato dei prezzi e questo porta inevitabilmente a una diminuzione del potere d’acquisto del denaro.
L’inflazione, da tempo in continuo aumento, si può considerare come una vera e propria “tassa occulta”, che colpisce la spesa annuale delle famiglie. Ma ora sentiamo sempre più parlare di come le banche centrali, per cercare di contenere l’inflazione galoppante, stiano alzando i tassi d’interesse.
Per questo, nell’ultimo periodo la BCE e la Fed hanno rialzato tutti i tassi per contenere l’inflazione.
Inflazione e tassi di interesse sono due parametri strettamente correlati tra loro e dai quali dipende in gran parte la salute della nostra economia. In sostanza, i tassi di interesse ci indicano quanto costa prendere denaro in prestito e quanto frutteranno i risparmi e gli investimenti.
Quindi cosa succede ai mutui?
Inevitabilmente, chiedere un mutuo, un prestito o in finanziamento sarà più costoso, soprattutto per i mutui a tasso variabile, i cui interessi sono già in forte aumento.
Dato che salgono i tassi di interesse corrisposti dalle banche, tenderanno a salire anche i rendimenti dei depositi bancari, con la conseguenza che per i risparmiatori diventerà più remunerativo tenere i risparmi fermi in banca piuttosto che spenderli e investirli in attività produttive.
Ma cosa succede se non si investe più in niente?
Se la liquidità rimane ferma negli istituti di credito, significa che ci sarà meno moneta in circolazione ed una circolazione della moneta inferiore porta ad una riduzione dei consumi da parte dei cittadini e quindi a una minor inflazione.
Quindi perchè le banche aumentano i tassi di interesse?
L’aumento dei tassi di interesse è quindi la misura monetaria che le banche centrali adottano per limitare gli investimenti a favore dei risparmi, frenando la domanda e di conseguenza riducendo strutturalmente i prezzi dei beni.
Detto in altre parole, alzare o abbassare i tassi permette alla banca centrale di incentivare o disincentivare l’attività economica di un Paese.
L’obiettivo delle banche centrali è far ritornare l’inflazione verso livelli accettabili. La Fed e la BCE per livello accettabile intendono un’inflazione al 2%: un livello virtuoso della crescita dei prezzi, in grado cioè di contribuire alla crescita generale dell’economia.
L’aumento di pochi punti percentuali dei tassi deciso dalla BCE porta a forti incrementi delle rate dei mutui a tasso variabile. Ne potrebbe derivare un problema di sostenibilità economica dei costi abitativi, pronto a trasformarsi in un problema sociale.
La sostenibilità dei mutui attuali
I continui aumenti dei tassi di riferimento della Banca centrale europea hanno fatto emergere il problema della sostenibilità dei mutui, in particolare quelli a tasso variabile. E pensare che per tutto il 2022 i mutui a tasso variabile risultavano i più convenienti e quindi i più attivati sui nuovi acquisti immobiliari.
La banca centrale opera più per garantire una forward guidance efficace che per avere effetti diretti sull’inflazione, che solo di recente sembra essersi stabilizzata in Italia intorno al 6 per cento.
Ma che peso hanno queste decisioni se consideriamo l’intero sistema? Sicuramente, colpiscono maggiormente alcuni ceti della popolazione, in particolare chi non ha una casa di proprietà e chi ha effettuato un acquisto negli ultimi 12 mesi. Quindi, soprattutto i giovani, già penalizzati da fenomeni endemici del mercato del lavoro italiano quali il lavoro atipico e i bassi livelli salariali.
Si può cambiare la formula di mutuo già in corso?
È possibile provare a sfuggire a questa morsa cercando di cambiare la tipologia del contratto di mutuo, da variabile a fisso se ci sono i parametri e le condizioni per farlo.
Se si confrontano i tassi oggi, senza tener conto delle stime future, dunque, avrebbe convenienza a rinegoziare il proprio mutuo solo chi è agganciato all’Euribor a 6 mesi e a 1 anno, alleggerendo così nell’immediato il proprio bilancio familiare. E il quadro non cambia di molto se si guarda alle attese sulla Bce.
Chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile può valutare una surroga e passare così a un tasso fisso. “Si tratta ancora – spiega l’associazione dei consumatori – di una buona possibilità perché significa bloccare il valore della rata nei prossimi mesi”.
Il 16 marzo 2023 la BCE ha confermato la decisione, attesa dal mercato, di alzare nuovamente i tassi di interesse dello 0,50%, portando il tasso base al 3,50%. Facile comprendere che la situazione è complessa. Ma secondo gli esperti, l’inflazione scenderà sotto il 6 per cento nel 2023, nel corso dell’anno il tasso dovrebbe registrare una marcata riduzione, per poi collocarsi in media al 3,4 per cento nel 2024 e al 2,3 per cento nel 2025.
Quindi I tassi d’interesse potrebbero scendere a partire dal 2024.
In una situazione così articolata ed in continua evoluzione non è possibile avere un protocollo chiaro e valido per tutti per poter sistemare la propria posizione nel migliore dei modi.
La soluzione migliore è sicuramente quella di affidarsi ad un consulente creditizio, come noi di Credit Line, che a fronte di un’analisi accurata della situazione potrà certamente consigliare quelle che sono le migliori soluzioni per arrivare ad una conclusione migliorativa della propria posizione.
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